Fakevirus


Sopravvissuto al morbillo

 

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Il morbillo sembra essere la nuova minaccia sistemica, l’ultimo grido in fatto di condanna della scelta di non effettuare il vaccino.

Ma all’aumentare di queste operazioni mediatiche i dubbi anziché diminuire crescono.

Ebbene sì, sono un sopravvissuto al morbillo, mi sento un po’ come Fra Cristoforo durante la peste del ‘600. Eppure non ci avevo mai pensato di essere scampato a tanto pericolo, all’epoca le famiglie incoraggiavano i bambini a non evitare i compagni malati perché prendere il morbillo in giovanissima età significava immunizzarsi senza problemi.

A  leggere cosa scrivono i quotidiani in questi giorni sembra invece che il morbillo sia diventato qualcosa di molto più temibile, addirittura il Corriere della Sera parla di una percentuale di ricoveri pari al 41% dei casi, un’enormità:

Nel nuovo report si specifica che nel 33% dei casi si è avuta almeno una complicanza, nel 41% un ricovero e nel 14% un accesso al Pronto Soccorso. Ci sono stati 113 contagi tra gli operatori sanitari.

Colpisce la cifra dei 113 contagi tra gli operatori sanitari, con un numero così elevato viene da pensare che i veri antivaccinisti si nascondano tra di loro.

Quel 41% di ricoveri sembra però non concordare con quanto riportato sul sito dell’Istituto Superiore della Sanità che indica una virulenza molto diversa:

Il morbillo non ha sintomi gravi, provoca principalmente un’eruzione cutanea, simile a quelle della rosolia o della scarlattina. Dura tra i 10 e i 20 giorni.
Una volta contratto, il morbillo dà un’immunizzazione teoricamente definitiva, quindi non ci si ammalerà più per l’intera durata della vita.

Il morbillo è diffuso in tutto il mondo. È una delle più frequenti febbri eruttive, sebbene sia molto meno comune da quando è in uso la vaccinazione con richiamo.
Nei Paesi a clima temperato, colpisce i bambini verso la fine dell’inverno e a primavera.
In Italia la malattia deve essere obbligatoriamente notificata alle autorità sanitarie.

I primi sintomi sono simili a quelli di un raffreddore (tosse secca, naso che cola, congiuntivite) con una febbre che diventa sempre più alta. Successivamente appaiono dei puntini bianchi all’interno della bocca. Dopo 3-4 giorni, appare l’eruzione cutanea caratteristica (esantema), composta di piccoli punti rosso vivo, prima dietro le orecchie e sul viso, e poi su tutto il resto del corpo. L’eruzione dura da 4 a 7 giorni, l’esantema scompare a cominciare dal collo. A volte, rimane una desquamazione della pelle per qualche giorno.

Le complicazioni sono relativamente rare, ma il morbillo è pur sempre responsabile di un numero compreso tra le 30 e le 100 morti ogni 100.000 persone colpite. Le complicazioni sono dovute principalmente a superinfezioni batteriche: otite media, laringite, diarrea, polmonite o encefaliti (infiammazioni del cervello). Si riscontrano più spesso nei neonati, nei bambini malnutriti o nelle persone immunocompromesse.

Si conferma quindi che il morbillo è una malattia dalle modeste ripercussioni che può dare complicazioni solo in persone particolarmente deboli come i neonati, bambini malnutriti o persone con il sistema immunitario indebolito, come si spiega quindi quel 41% di ricoveri? Verrebbe da pensare ad una conseguenza stessa dell’allarmismo diffuso nei giorni precedenti, una minaccia che si autoavvera.

Ad infiammare gli animi si è aggiunta la pubblicazione sui principali quotidiani nazionali di un messaggio affisso allo studi pediatrico Pediatrico Galilei (Ancona):

Lo stato d’animo dei genitori del bimbo è comprensibile e hanno tutte le scusanti possibili, ma che i pediatri possano aver scritto un testo da caccia alle streghe e di sciacallaggio su un caso drammatico come quello in questione è davvero sorprendente.

Innanzitutto non viene spiegato il perché si sia verificata una situazione così grave, inoltre i medici avrebbero dovuto tenere presente il fatto che un analogo biglietto si sarebbe potuto scrivere anche nel caso in cui le complicanze fossero state quelle dovute alle reazioni indesiderate del vaccino che, anche se non comuni, in alcuni casi si verificano. Ma soprattutto in persone immunocompromesse, come quelle stesse che possono avere danni gravi dal morbillo, si può verificare quanto segue:

Encefalite ed encefalopatia
Nei soggetti gravemente immunocompromessi, inavvertitamente vaccinati con un vaccino contenente
morbillo, sono state riportate encefaliti da morbillo con corpi inclusi, polmoniti, ed esito fatale quale
diretta conseguenza di un’infezione diffusa dal virus vaccinico del morbillo (vedere paragrafo 4.3);
sono state inoltre riportate infezioni da virus vaccinico della parotite e della rosolia.

Ma quel che è ancora più inaccettabile da parte di professionisti sanitari è il fatto di ritenere che la malattia dovrebbe essere “ESTINTA” nel 2017. Ebbene le cose stanno molto diversamente, il virus del morbillo non può essere ‘estinto’ proprio per via del vaccino che lo riproduce e immette vivo nei pazienti anche se in forma indebolita. Come pubblicato nel JOURNAL OF CLINICAL MICROBIOLOGY (Sett. 1995) il virus del morbillo viene rinvenuto nelle urine dei bambini vaccinati in 10 casi su 12 nelle due settimane successive alla vaccinazione. Ma non è tutto, come specificato nello stesso studio, anche in caso di una popolazione altamente vaccinata si hanno ricorrenti esplosioni di focolai:

Da notare inoltre che nel caso di popolazioni ad alta percentuale di vaccinazione si richiedono test di laboratorio per confermare la diagnosi e non solo sui sintomi.

La vera notizia, sempre che avesse la rilevanza che è stata data, sarebbe dovuta essere quella di un caso di periodica recrudescenza della malattia che ha cause ancora da indagare, inoltre i media avrebbero dovuto rassicurare la popolazione sulla bassa pericolosità della malattia e non mettere l’accento su quei casi statisticamente inevitabili di complicazioni. Ma nonostante questo l’occasione viene sfruttata per chiedere la vaccinazione obbligatoria:

Il virologo: la vaccinazione sia obbligatoria

Il dato diffuso dal ministero della Salute era ampiamente atteso. «Dopo i dati che indicavano il calo delle vaccinazioni sotto la soglia di sicurezza dovevamo aspettarci che quello era solo il primo segnale che ci sarebbe stato presto o tardi una nuova fiammata epidemica» commenta Giovanni Maga, virologo del Consiglio nazionale delle Ricerche (CNR) che precisa: «Il virus del morbillo ha un tasso di contagiosità quattro volte più elevato di quello dell’influenza ed è normale vedere questi tassi di incremento così rapidi. Questi dati indicano che la vaccinazione consigliata e gratuita non funziona e sul punto bisogna avviare una discussione molto seria: serve la vaccinazione obbligatoria».

Al riguardo va detto che anche se la malattia fosse più pericolosa di quanto effettivamente non sia, nessuno può essere obbligato ad introdurre una qualsiasi sostanza nel proprio corpo: una legge può vietare l’uso di sostanze nocive ma non può obbligare all’assunzione di qualcosa contro la volontà dell’interessato. La perdita di diritti fondamentali sul proprio corpo sarebbe più nociva e da temere di qualsiasi morbo.

Questo modo di fare giornalismo si dimostra in definitiva un pessimo servizio alla corretta informazione e potrebbe forse configurarsi anche un reato di procurato allarme.

Fake news insomma, quelle vere.

BY ON 4 APRILE 2017

http://www.enzopennetta.it/2017/04/sopravvissuto-al-morbillo/

NESSUNO PARLA PIÙ DEL VIRUS ZIKA PER DEBELLARE IL QUALE ERA D’OBBLIGO L’ABORTO. INDOVINATE UN PO’ PERCHÉ

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di Leone Grotti su «Tempi»

 

Per molti mesi, soprattutto nella prima metà del 2016, i giornali hanno parlato ossessivamente del virus Zika, della zanzara che lo trasmette, dei casi di microcefalia in Brasile che sarebbero collegati ad esso «a migliaia» e talvolta degli aborti «necessari» a impedire la nascita di bambini malformati. Le donne sono state terrorizzate. Ma dalla seconda metà del 2016 in poi il dibattito si è spento. Perché? Perché i dati finali non erano più “interessanti”.

DOVE SONO LE MICROCEFALIE? Secondo i calcoli dell’Oms e del ministero della Salute brasiliano, infatti, «si sarebbero dovuti verificare almeno mille casi di microcefalia nel 2016». Invece, «ci sono state tantissime infezioni di Zika, ma poche microcefalie». Meno di 100. Lo scrive il membro dell’Oms, Christopher Dye, insieme ad altri colleghi in un rapporto pubblicato mercoledì sul New England Journal of Medicine.

«NON CI SONO PROVE». Perché? Gli scienziati, nonostante tutto quello che avete letto nell’ultimo anno, non ne hanno idea. Di sicuro, in molti casi il virus Zika è stato scambiato con il chikungunya, che dà «sintomi simili»: cioè quasi nessuno, a parte una leggera febbre e qualche sfogo cutaneo. La seconda ipotesi è che il virus Zika non causi la microcefalia, o almeno non da solo: «Quando una donna incinta contrae il virus, questo da solo non causa la microcefalia. Forse un’altra infezione unita a Zika aumenta i rischi di malformazioni del neonato». Il principale indiziato è la febbre Dengue, «ma al momento non ci sono prove».

IL CASO COLOMBIA. Questo spiegherebbe perché solo nell’ultimo anno sono nati tanti sospetti su un virus conosciuto da più di 60 anni, che nell’80 per cento dei casi è asintomatico. Questo spiegherebbe anche perché la Colombia ha registrato quasi 100 mila casi di Zika, con 17 mila donne incinte infette, ma solo 18 di microcefalia. Inoltre, secondo uno studio comparso a marzo su Lancet solo una donna su 100 rischierebbe di sviluppare un’anomalia del bambino. Questo significa che una donna incinta che contrae Zika entro il terzo mese di gestazione «ha il 99 per cento di possibilità di avere un bambino normale».

BRASILE INAFFIDABILE. Già in passato i riflettori, più che sul virus Zika, erano stati puntati sul Brasile, dove si riscontrano molte sifilidi e sindrome alcoliche fetali, che aumentano il rischio di microcefalie. Il boom di malformazioni potrebbe anche essere dovuto semplicemente all’inaffidabilità del paese sudamericano, dove in passato «i dati riportati dal governo erano largamente sottostimati rispetto alla realtà dei fatti», scrive Nature. La notizia dunque è che non c’è notizia, ma anche una fake news va bene quando si tratta di lanciare appelli (l’Oms l’ha fatto) ai paesi dell’America Latina perché legalizzino l’aborto.

http://www.iltimone.org/35931,News.html

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